Cancer fight medical concept with an arm of a doctor wearing a blue boxing glove fighting a group of malignant human cells as a health care metaphor for researching a cure for dangerous tumors and therapy to remove illness.

La testa pulsava come percossa ripetutamente da un martello e le palpebre pesavano come macigni.

Col naso gocciolante affondato nel fazzoletto guardavo febbricitante ora il brodo sul fornello, ora la scatola quasi vuota di un integratore.

Quelle pastiglie avrebbero dovuto proteggermi dai malanni come una corazza, mi avevano detto.

Tutto era cominciato una sera di qualche giorno prima. Il tempo tardo autunnale era diventato improvvisamente freddo e umido.

Io lavoravo ancora come informatore scientifico e continuavo ad entrare e uscire da ambulatori pieni di persone che tossivano e starnutivano. Come sempre.

“Ormai ho fatto gli anticorpi” pensavo nella sala attesa dell’ultimo medico in programma quel giorno.

Intanto ascoltavo distrattamente due pazienti anziani che facevano a gara a chi di loro era stato “aperto” più spesso dal chirurgo.

Quella sera però i miei anticorpi dovevano essere in sciopero non autorizzato perchè cominciavo ad avvertire una pesantezza strana alla testa.

Nel frattempo i due anziani avevano cominciato un altro passatempo: quello del “Hai sentito chi è morto?” Ed entrambi elencavano con indifferenza una serie di nomi sconosciuta all’altro.

Con l’allegria di un funerale decisi di lasciare l’ambulatorio e di entrare nella farmacia accanto per farmi consigliare qualcosa.

Non potevo ammalarmi. Avevo troppe cose in programma. Lavoro intenso, i figli da accompagnare, la spesa da fare (sì sono uno dei pochi uomini che fanno la spesa per la famiglia. “Però fai solo quello” mi rimbeccherebbe mia moglie sorridendo, se volesse punzecchiarmi)

Per non parlare del fatto che rischiavano di saltare anche le mie corse settimanali per rimanere in forma.

Già, in forma. Proprio come in quel momento.

Il farmacista, forse in buona fede, forse approfittando del mio stato confusionale mi stava consigliando un integratore che, secondo lui, avrebbe dato un’ottima mano alle difese immunitarie.

Io, a quel tempo, ero ancora in aperto contrasto col mondo dei rimedi naturali e degli integratori.

Perciò chiesi subito sospettoso:

“Ma come funziona?”

“Guardi, rinforza le sue difese immunitarie, come una corazza! Ci sono ingredienti ben conosciuti. Mi sta andando via tantissimo.”

Non so quale di quelle inutili parole mi aveva ipnotizzato, ma disgraziatamente comprai. Quella maledetta vocina che mi disse: “proviamo” aveva vinto sull’altra vocina che diceva: “Corazza? Gran bella spiegazione del cavolo ti ha dato! Lascia stare!”

E così, dopo quattro giorni, ero lì, in cucina rintronato ad aspettare il brodino, con la “corazza” del mio sistema immunitario trapassata dai brividi e scossa dalla tosse.

E la contemplazione dell’inutile integratore aperto sulla tavola non migliorava il mio umore.

Il problema in effetti non era solo quel malessere fastidioso. Era che non avevo proprio il tempo di fermarmi per qualche giorno e starmene sotto le coperte al calduccio mentre il mondo continuava da andare avanti. I ritmi di oggi non consentono questa pausa dalla vita frenetica.

Dovevo tener botta.

Facile a dirlo. Ogni movimento era rallentato, ragionavo con la lucidità di un tossico dopo un rave party, e gocciolavo dal naso come un rubinetto rotto. Naturalmente dimenticai un paio di appuntamenti, sbagliai la spesa e dovetti chiedere l’aiuto di mia madre per andare a prendere mio figlio a scuola.

Probabilmente anche a te sarà capitato di riporre la tua fiducia in un integratore che avrebbe dovuto proteggerti dalle intemperie invernali, ma che ha miseramente fallito nel suo scopo. Questo succede perché c’è una gran confusione circa ciò che agisce o meno sulle difese immunitarie.

Per quel che mi riguarda, dopo quell’esperienza negativa con “l’integratore-corazza” ci sono voluti un po’ di anni per capire che non sono tutti così i rimedi naturali. Ma non è semplice orientarsi.

A rendere le cose difficili è anche l’argomento “difese immunitarie”: è uno dei più confusi e fumosi per il grande pubblico. E si presta perciò a subire le scorrette manipolazioni di chi ne approfitta citandolo a sproposito per sfornare rimedi e integratori inutili.

E non è solo un argomento poco conosciuto.

È un ambito pure difficile da capire. Io stesso ho dovuto studiare più volte vari aspetti del sistema immunitario districandomi a fatica nella sua complessità.

Le molecole e le cellule coinvolte hanno sigle e nomi più difficili da ricordare dei personaggi di un romanzo russo. E agiscono con meccanismi astrusi quanto una strategia di scacchi.

L’argomento è così complicato che quasi nessuno riesce a spiegarti come un rimedio naturale eventualmente funzionerebbe sulle difese immunitarie. E quei pochi che lo fanno si capiscono sono tra di loro.

Così in questo ambito proliferano prodotti inspiegabili. Rimedi di cui ti devi solo fidare. Integratori naturali che devi solamente provare, che dovrebbero fare qualcosa ma non si sa come.

Prendi ad esempio la famosissima propoli. Se il farmacista o l’erborista di turno è ben informato ti potrebbe sparare una supercazzola come questa:

“Da una revisione sistematica di studi scientifici, test in vitro e in vivo dimostrano l’attività immunomodulatoria della propoli sui macrofagi murini peritoneali, con aumento dell’attività di lisi delle cellule natural killer e incremento della produzione anticorpale. (J Ethnopharmacol. 2007)

Se non sei abituato alla terminologia scientifica, questa spiegazione potrebbe anche impressionarti e farti dire: sì sì, ok, ho capito. La prendo, la prendo.

In realtà era un modo complicato per dirti che gli studi erano solo in provetta o su animali (in vitro e in vivo) e che una qualche atttività sul sistema immunitario si è vista ma…sui globuli bianchi dei topi (macrofagi murini).

Infatti per la propoli ci sono ancora pochi studi e di scarsa qualità sull’uomo!

Ma pur di venderla la ammantano di mistero o nascondino la verità dietro una complicata terminologia scientifica!

Qualche anno dopo quella mia disavventura con quel prodotto inefficace sul mio sistema immunitario, ero già più preparato sui rimedi naturali.

Ma da un certo punto di vista le cose non miglioravano.

Perchè, grazie ai miei studi, sapevo ormai per certo che era normale anche in ambito scientifico trovare questo alone di incertezza attorno all’argomento rimedio naturale e difese immunitarie.

Spesso infatti, anche di alcune piante molto usate e commercializzate per questo scopo, veramente non si conoscono per certi i principi attivi. Ti puoi figurare se si sa bene come funzionano.

Un giorno però rimasi sorpreso quando venni a conoscenza di un ingrediente naturale che si presentava molto diversamente dagli altri.

Aveva nel suo curriculum una serie di studi che spazzavano via questo fumo di incertezza sul suo funzionamento.  Si presentava con una spiegazione chiara di come agisce e con dati scientifici a dimostrarlo. Che tra l’altro gli sono valsi anche un articolo sulla prestigiosa rivista scientifica Nature.

Questo ingrediente è il betaglucano 1,3 -1,6. Cioè un carboidrato tipico dei funghi medicinali, ma questa volta estratto dal lievito di birra. E con procedure di purificazione particolari tanto da ottenerlo potenziato nella sua azione.

E quale sarebbe questa sua azione? Mettiti comodo e immagina di assistere ad un film di avventura dove la posta in gioco è la tua salute.

Dopo la sigla si comincia con una situazione di calma e pace. Il tuo corpo sta bene, in equilibrio, tutto sotto controllo.

Poi, come capita in questi film, arrivano i cattivi che minacciano questa serenità.

Sono i virus, i batteri, ma anche le muffe che avranno un ruolo importantissimo.

Si sono intrufolati di soppiatto nel tuo corpo, aiutandosi a vicenda.

I primi difensori buoni che accorrono per sventare la minaccia sono un particolare tipo di globuli bianchi chiamati neutrofili.

I neutrofili sono un esercito che opera come prima linea di difesa del nostro organismo contro gli intrusi patogeni.

Però le cose non sono così semplici. Sono addestrati ad uccidere l’invasore solo se rilevano nel nemico due segnali di allarme che li fanno diventare spietati eliminatori.

Il primo è la presenza di una proteina detta “proteina del complemento” che il nostro corpo attacca come un’etichetta tracciante a tutti gli organismi estranei.

Perciò virus, batteri, muffe nel nostro film sono stati tutti etichettati. Bene.

Ma come dicevo, non basta. Quando i neutrofili rilevano questo segnale non si muovono ancora. Ne devono trovare anche un secondo.

Qual è?

È un particolare tipo di betaglucano.

Le muffe ce l’hanno proprio nella loro struttura. Ottimo!

I globuli bianchi neutrofili l’hanno intercettato, e attaccano ed eliminano le muffe letteralmente avvolgendole e mangiandole.

(Questa è la parte splatter del film)

Ma c’è un problema: le muffe non sono gli unici nemici che hanno fatto incursione.

Ci sono anche i virus e i batteri che però non hanno questo secondo segnale, cioè il betaglucano, questo carboidrato che attira i globuli bianchi.

Sono più protetti.

E così questi nemici sono pronti a superare indenni la tua prima linea di difesa.

La battaglia sembra destinata inevitabilmente alla sconfitta.

Ma tu hai ingerito anche il betaglucano potenziato del lievito di birra. E questa sarà l’arma segreta.

Cosa succede infatti?

Questo ingrediente che hai mangiato non è altro che il secondo segnale di cui hanno bisogno i neutrofili per attaccare.

Le particelle di betaglucano vengono assorbite dal tuo intestino e rilasciate in circolo gradualmente per un certo numero di giorni. Finchè non arrivano a legarsi coi neutrofili.

Questa prima linea di difesa perciò si trova a “leggere” già il secondo segnale prima ancora di essere chiamata a combattere.

È pre-attivata, in stato di allerta. Per uccidere d’ora in poi ha bisogno solo di intercettare il primo segnale: la proteina del complemento

A questo punto, anche un virus o un batterio non sono più al sicuro e attirano il loro attacco!

Non c’è bisogno del secondo segnale. Tu lo hai già fornito in anticipo ai neutrofili che, così pre-attivati, attaccano tutti i patogeni come se fossero delle muffe. Anche i batteri e i virus.

Le sorti della battaglia che sembrava ormai persa cambiano e i patogeni vengono decimati.

In pratica, con l’arrivo di questo aiuto dall’esterno, trasformi i tuoi globuli bianchi da placidi guardiani del tuo sistema immunitario in un esercito agguerrito.  Migliaia di guerrieri armati fino ai denti e addestrati a sterminare anche il più piccolo invasore che voglia attentare alla tua salute, senza pensarci due volte.

La particolare purificazione che subisce questo betaglucano gli permette di legare molto bene i globuli bianchi. Che quindi ricevono un segnale così chiaro da renderli velocemente molto attivi contro i microbi.

Ecco spiegato perchè questo ingrediente naturale ha dalla sua anche un ricco corredo di studi di efficacia sull’uomo, in diverse situazioni di stress fisico e psicologico. Con una chiara azione di difesa contro le infezioni in varie casistiche considerate: atleti, maratoneti, soggetti stressati, studenti di medicina, pompieri…

Quanti altri rimedi possono vantare tutti questi test sulle persone?

Ora immagina di avere questo betaglucano potenziato e di far bene attenzione al giusto dosaggio, cioè alla quantità dimostratasi efficace negli studi. Decidi poi di prepararlo  in una compressa studiata per concentrarlo, difenderlo dalle alterazioni e permettergli di agire velocemente.

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Cioè un rimedio con in sé tutte le potenzialità di azione e di successo che il betaglucano ha dimostro a supporto delle difese immunitarie.

L’ho usato anche per me naturalmente. E non ho più rivissuto quella squallida scena di aspettare rintronato che il brodino si scaldi e faccia chissà quale miracolo.

A proposito. Anche con questo betaglucano niente miracoli. Non è che non mi ammalo più, o che non becco nemmeno un raffreddore.

Ma mi capita proprio quello che gli studi affermano:

  •  Riduzione dei giorni di malessere (un forte raffreddore che passa in due giorni è tutta un’altra cosa rispetto a quello che ti trascini dietro con ricadute continue da dicembre a febbraio)
  •  Attenuazione marcata dei sintomi (niente più naso rosso alla Patch Adams e lacrimazione continua dopo solo una settimana di raffreddore per via delle quantità industriali di fazzoletti consumati)
  • Miglioramento dello stato generale di salute (finalmente non devi più preoccuparti di non poter fare certe cose durante i mesi invernali, perché hai paura di ammalarti solo perché sei stato un po’ all’aria aperta)

Vale a dire che non saltano più tutti i programmi della mia vita frenetica.  Non ci sono più quegli strascichi insopportabili che anche un semplice raffreddore poteva provocarmi e che erano in grado di appesantire e rallentare continuamente ogni momento della mia giornata.

Non mi saltano più appuntamenti di lavoro, le partite dei miei figli da andare a vedere, la corsa settimanale. E nemmeno la spesa da fare (devo tener alto l’onore con mia moglie!)

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